"L'Universo più immenso e difficile da comprendere è proprio quello dell'infinitamente piccolo, dove la vita ha un significato molto più profondo. Una volta compreso questo Universo, la vita non ha più confini..." Giuseppe Mura
Il mondo dei Mame è un universo che gli stessi bonsaisti, abituati a piante "enormi" stentano a comprendere. Ovviamente in comune ai normali bonsai, la parte più difficile è quella di imparare a tenere in vita la piantina, cosa non scontata, e per questo ci vogliono almeno tre o quattro anni partendo da zero e facendo varie prove. E' molto importante per i Mame la gestione dell'acqua e la posizione dove tenerli in base alle stagioni. La gestione dell'acqua è talmente complessa che nei due o tre mesi della nostra estate in Sardegna, non ci si può affidare neanche ad un sistema di irrigazione automatico poiché la sensibilità personale diventa irrinunciabile ed insostituibile, bastando poche ore per compromettere irrimediabilmente un vasetto di un centimetro. Io addirittura i vasetti più piccoli sono costretto a portarmeli appresso se mi dovessi assentare per periodi abbastanza lunghi. Purtroppo anche l'affidamento a terze persone ha generato funerei epiloghi interrompendo anche cinque anni di sforzi. All'interno dell'universo dei Mame, ci sono due mondi, un pò come avviene anche nel resto dei bonsai, quelli dai 2.5 cm ai 7,5 cm di altezza chiamati Shito, e poi i "super-mini" fino ai 2.5 cm chiamati Keshi-Tsubu. I super-mini sono un mondo a parte, molto minimalisti ed essenziali, sembra quasi impossibile che con pochi granelli di terriccio possano sopravvivere, in realtà fioriscono e fruttificano! Un vero e proprio spettacolo della natura. Nei Mame un altro ostacolo da superare sono le giuste proporzioni, una volta superate non si può più tornare indietro, e bisogna passare ad un vaso più grande, la mia esperienza (avendo sperimentato davvero tanto) è che ad un certo punto della vita la pianta bisogna alloggiarla nel suo vasetto, parlo di quelli fino a 5 cm, che sono quelli che mi producono le emozioni più intense. Una volta nel loro vasetto bisogna attendere che la pianta maturi al suo interno. A volte, dopo un anno che la piantina si è abituata al vaso piccolo, uso rimetterla in un vasetto da coltivazione più grande. Questo doppio passaggio ho notato che per alcuni Mame risulta quasi fondamentale per ingrossare e ramificare, per poi tornare al vasetto a volte ancora più piccolo di prima. Ho notato per esempio che le conifere, a parte il ginepro che è molto resistente, non gradiscono molto da piccoline troppi maneggiamenti alle radici, e quindi meglio posizionarle già un pò prima nei vasetti ed aspettare poi che maturino. Per esempio ho tre ginepri da mini bonsai già tre anni nei vasi di coltivazione generati da talea e neanche quest'anno ho avuto il coraggio di cambiarli di vaso perché ancora mi sembrano troppo instabili instabili. Il percorso cambia molto anche in base al punto di partenza, da talea, da seme, da piantina acquistata in un garden o addirittura da piantine prese in natura, così chiamate Yamadori. Queste ultime sono particolari perché ci si affeziona particolarmente e in questo caso è più il vaso che si deve adattare che viceversa, qui è più importante avere l'occhio giusto quando si raccoglie. Per quanto riguarda i super-mini, quelli vanno alloggiati subito ed il tempo farà il suo corso, anno per anno si corregge, si cambia qualcosa. Una volta affinato l'occhio poi si indovina al primo colpo e la piantina rimarrà lì per tutta la sua vita. I Mame Shito, quelli più "grandi" hanno tutti i requisiti dei bonsai, numero di rami, cima ecc. mentre i super-mini, i Keshi-Tsubu, sono talmente piccoli ed essenziali che risultano più, passatemi il termine, "artistici". Anche perché i vasi così piccoli non permettono grandi ramificazioni, anche se ammetto che comunque cerco sempre di avvicinarmi agli standard tradizionali. Il mondo dei Mame è abbastanza recente anche in Giappone, ed anche lì genera stupore e curiosità, per quanto mi riguarda è stato amore a prima vista, anche se all'inizio ho visto morire tante piantine e ho dovuto superare tanti momenti tristi.
Giuseppe Mura
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